Relatrici:
dott.ssa Sara Bergamasco
dott.ssa Paola Valentin

Fra la seconda metà del XIX secolo e gli inizi del Novecento, la figura di Gregorio Draghicchio si distingue come una delle più importanti del panorama sportivo non solo istriano e giuliano, ma anche italiano ed europeo

Nonostante la fama di Draghicchio abbia ampiamente valicato i confini nazionali, appena intorno alla metà del XX secolo gli furono dedicati alcuni saggi, da parte di Attilio Gentile, e si dovette attendere altri cinquant’anni per vederlo onorato di un convegno, svoltosi a Milano nel 2002, per commemorare il centenario della sua morte. In questa occasione fu anche presentato un interessante ed esaustivo volume di Alberto Zanetti Lorenzetti, Olympia giuliano – dalmata, sulla storia degli sport e degli sportivi olimpici di queste terre, nel quale spazio notevole viene riservato proprio alla figura di Gregorio Draghicchio

Si può quindi affermare che, sebbene gli sia stata intitolata una struttura di rilievo a Trieste, quale il campo sportivo di Cologna, Draghicchio non ha avuto in sede locale la stessa considerazione che gli è stata tributata altrove.

In questo breve scritto vorremmo dunque ripercorrere la vicenda esistenziale di Draghicchio per dare il giusto credito a questo personaggio, ricordandone non soltanto la totale adesione al connubio che legava lo sport all’irredentismo, ma facendo luce soprattutto sulle grandi capacità educative di questo instancabile maestro di ginnastica, espresse abilmente sia in palestra che nella sua intensa attività di autore di saggi e pubblicista. Vorremmo poi sottolineare anche il notevole apporto che egli diede alle discipline ginniche come ideatore di attrezzature sportive all’avanguardia, e quale elaboratore di una preziosa terminologia unificata per la classificazione e la descrizione degli esercizi, che divenne fondamento del linguaggio corretto destinato all’uso di atleti, allenatori e capisquadra.

Un aspetto cui desideriamo dare particolare risalto, come componenti della Fondazione Pietas Julia, è il ruolo fondamentale giocato da Draghicchio nella diffusione dell’educazione fisica e del canottaggio nell’area altoadriatica orientale. A questo proposito, uno dei tratti distintivi dell’opera di Draghicchio è individuabile nella trasversalità sociale della sua attività, poiché egli scelse di rivolgersi non solo all’élite borghese giuliana ed istriana bensì a tutte le classi sociali, comprese le più disagiate.

Prima di ripercorrere la biografia di Draghicchio per coglierne i punti salienti e riconoscere la sua specialità, daremo spazio ad un breve excursus per comprendere lo speciale legame che ci fu, particolarmente nell’Ottocento, tra sport e rivendicazioni nazionali, così da illuminare meglio il contesto nel quale il nostro protagonista si trovò ad operare

Nell’Ottocento, infatti, l’idea di educazione fisica, in molti paesi europei, era intrinsecamente correlata con quella di addestramento militare e lo sport in generale era visto come un mezzo di costruzione di regole e valori condivisi, ivi compresi quelli etico-politici. Questo è soprattutto vero in Germania e in Italia, dove le attività sportive, e ginniche specialmente, si saldarono strettamente alla lotta per l’unificazione nazionale e l’indipendenza. In Germania l'origine di questa concezione si colloca già agli inizi dell'Ottocento, all'indomani delle sconfitte napoleoniche, ad opera di Friedrich Ludwig Jahn (1778-1852), il quale fondò il movimento dei "Turn-" con l'intento di preparare i giovani alla difesa della patria tramite l'addestramento sportivo e a rafforzare negli stessi il concetto di appartenenza a un gruppo. Anche in Italia la figura dell'atleta e quella del soldato erano fortemente legate, e lo sport nacque con una intensa connotazione patriottica, intimamente connessa, come sottolineava già Silvio Benco, con gli ideali del Risorgimento.

In quest'epoca, dunque, le associazioni sportive erano quasi sempre anche “palestre” per la costruzione di una consapevolezza politica dei loro componenti e di conseguenza anche di una coscienza nazionale. Nel caso dell'Impero asburgico questo discorso era valido non solo per la componente italiana ma anche per quella tedesca, quella ungherese e per le diverse componenti slave. A questo proposito basta ricordare nel 1862, a Praga, la fondazione del Sokol, un movimento sportivo che si formò nel contesto della rinascita culturale e nazionale ceca e che divenne il modello per le associazioni sportive slave.

Gregorio Draghicchio nacque a Parenzo il 5 febbraio 1851 da una semplice famiglia di pescatori di chiare simpatie garibaldine che, nel 1863, riuscì a mandare il figlio a studiare a Trieste. In questo periodo Draghicchio scoprì la propria passione per l’educazione fisica che iniziò a coltivare frequentando la Civica Scuola di Ginnastica. Egli scelse poi di proseguire la sua formazione come ginnasta presso la Associazione Triestina di Ginnastica, erede di quella Società Triestina di Ginnastica, fondata nel 1863, sciolta un anno dopo per motivi politici dalla Luogotenenza e rinata nel 1868.

Proprio verso la fine degli anni Sessanta del XIX secolo il Ministero del Culto e dell’Istruzione austriaco riconobbe l’importanza della ginnastica e, nel 1868, iniziò ad emanare diversi decreti che resero gradualmente obbligatoria la presenza della ginnastica nelle scuole popolari, in tutti gli istituti magistrali nel 1869, e, nel 1870, anche in tutte le scuole tecniche dell’Austria inferiore.

Sempre nel 1870 venne promulgata infine la legge scolastica generale dell’Impero che disciplinava l’insegnamento della ginnastica nelle scuole dell’Austria-Ungheria e contemplava pure le norme tese ad abilitare gli insegnanti di tale materia.

Andando a vedere cosa accadeva nel settore nell'Italia di quegli anni, bisogna segnalare che, pur in presenza di alcuni segnali positivi, vi erano però anche delle notevoli lacune, dovute soprattutto alla diversa situazione delle varie zone del Paese e alla mancanza di risorse adeguate. Se già nel 1859 la legge Casati cercava di unificare la regolamentazione dei vari Stati preunitari, ancora nel 1864 erano presenti solo 48 insegnanti in tutto il Regno e appena nel 1878 la legge De Sanctis estendeva a tutto il Paese l’insegnamento obbligatorio dell’educazione fisica. Permanevano però notevoli carenze sia a livello tecnico che finanziario, con la mancanza di attrezzature, insegnanti adeguati e i necessari stanziamenti. A livello internazionale, infatti, come mostra una statistica elaborata dallo stesso Draghicchio, nel 1880 l’Italia si collocava all’ultimo posto tra le principali potenze dell’epoca, anche se a dire il vero non a grande distanza da paesi come la Francia e la stessa AustriaUngheria. Tra i paesi citati nella statistica compaiono anche gli Stati Uniti e proprio grazie a Draghicchio, e alle sue continue ricerche e aggiornamenti, si diffuse in Italia la conoscenza dell'ambiente sportivo nord-americano, prima pressoché ignoto.

Tornando alla biografia di Draghicchio, nel 1870 lo vediamo impegnato a Parenzo sia nell’organizzazione della seconda edizione di un corso privato di ginnastica, sia nella preparazione di alcuni maestri destinati a insegnare la ginnastica nelle scuole. L’inizio ufficiale della sua carriera di docente va però indicato nel novembre 1873, quando fu nominato insegnante effettivo della Scuola di Ginnastica del Consiglio Municipale di Trieste.

Risale al 1873 anche la sua prima designazione a giurato, in occasione del Concorso Nazionale Ginnastico di Firenze, veste nella quale fu poi sempre presente a tutte le maggiori competizioni di ginnastica svoltesi in Italia. Nel 1875 Draghicchio venne assunto come assistente del maestro Michelangelo Rustia nella palestra dell’Associazione Triestina di Ginnastica. L’intensa attività di insegnamento ed il suo continuo documentarsi anche a livello teorico, gli diedero la preparazione adeguata ad affrontare, nel novembre dello stesso anno, l’esame per ottenere il diploma di insegnamento di ginnastica presso l’università di Graz, conseguito a pieni voti.

In questo periodo Draghicchio cominciò a distinguersi, oltre che come valido educatore, anche per l’ottima oratoria e per l’abilità nella scrittura, tanto che, sempre nel 1875, gli fu affidata la direzione del periodico Mente sana in corpo sano, voce dell’Associazione Triestina di Ginnastica.

La stima di cui Draghicchio godeva si era estesa stabilmente anche fuori dall’ambito locale, in particolare presso gli ambienti sportivi del Regno d’Italia: ciò è validamente testimoniato dalla sua presenza come segretario della rappresentanza ufficiale italiana nel 1880 a Francoforte sul Meno, in occasione della V Festa della Federazione di Ginnastica Tedesca

Essendo cresciuto respirando nell’ambiente famigliare e all’interno della vivace comunità parentina sia le speranze degli italiani dell’Istria relativamente agli eventi che condussero all’unificazione del Regno sia, in seguito, la delusione conseguente all’ingresso dell’Italia nella Triplice Intesa con la Germania bismarckiana e l’Impero degli Asburgo, Gregorio Draghicchio non faceva nulla per nascondere la sua simpatia per la causa filoitaliana. A questo proposito vorremmo menzionare, fra le sue frequentazioni anche in ambiente sportivo, almeno Guglielmo Oberdan e Costantino Reyer.

Agendo in tal modo, Draghicchio si attirò prima i sospetti e poi pesanti provvedimenti da parte delle autorità austriache, culminati con il suo arresto nel 1882, con l’accusa di aver voluto sostenere tramite il nuovo periodico, Il ginnasta triestino, le attività dell’Associazione Triestina di Ginnastica, appena disciolta per aver sospeso una festa sociale a causa della morte di Giuseppe Garibaldi.

La conseguente condanna a sei mesi di carcere per “crimine di offesa alla Maestà Sovrana” gli costò anche la perdita dell’abilitazione all’insegnamento e l’interdizione dai pubblici impieghi. In carcere, nonostante ciò, ottenne il permesso di insegnare la ginnastica a detenuti e secondini “con l’esclusione dell’esercizio dell’arrampicata”.

Una volta uscito di prigione, Draghicchio riprese la sua attività di insegnamento in forma non ufficiale, sotto la dicitura di capo-palestra, e si dedicò sempre più intensamente all’attività giornalistica e di pubblicazione di saggi tecnici, consolidando la sua fama anche presso i periodici italiani del settore. Nel 1886 aveva infatti fondato Il Palladio, mensile di ginnastica e sport, pubblicato fino al 1893, che divenne punto di riferimento per il mondo sportivo di tutta l’area e autorevole fonte di aggiornamento anche per il Regno d’Italia.

Nel 1885 il giornale Pro Patria, organo dell’omonima società sportiva milanese, recensendo un suo testo, lo invitò a perorare la causa dell’unità tra le varie Società ginnastiche italiane, con ciò dimostrando l’autorevolezza di cui ormai Draghicchio godeva nell’ambiente. Il maestro parentino rispose cordialmente all’invito ed elaborò un appello ai colleghi proprio in questa direzione: grazie al suo interessamento, due anni dopo nacque la Federazione Ginnastica Nazionale

Anche in ambito locale il lavoro di Draghicchio come promotore di sviluppo e crescita delle realtà associative sportive fu incessante tanto che, nel 1886, promosse, ad esempio, la fusione tra la Società Canottieri Adriaco e il Club Nautico Operaio Istria, entrambe associazioni parentine.

Contemporaneamente proseguiva la sua feconda produzione giornalistica e saggistica, di cui uno dei principali risultati fu senz'altro il Saggio di una terminologia ginnastica italiana, pubblicato nel 1890, che fu utilizzato per molti anni come testo di riferimento nelle scuole, nelle società ginniche e persino in ambito militare.

Divenuto già nel 1884 corrispondente dalle terre irredente per il periodico lombardo Pro Patria, dell’omonima Società Ginnastica, nel 1898 fu chiamato a Milano, dove gli venne affidata la direzione tecnica del sodalizio che doveva inaugurare una nuova palestra, molto bella e all’avanguardia. Qui ebbe modo di mettere alla prova la sua esperienza di insegnante anche con le ragazze, come testimonia un articolo comparso sul Corriere dello Sport il 16 gennaio 1899:

“Ginnastica dunque ci vuole, chè una sana educazione fisica è indispensabile allo sviluppo armonico delle fanciulle … ma una ginnastica improntata, oltrechè alle più severe leggi della pedagogia e della fisiologia, anche al principio indistruttibile della femminile verecondia ...Conoscitore profondo dei sistemi diversi della ginnastica femminile … il direttore tecnico della Pro Patria G. Draghicchio apre un Corso privato di Ginnastica femminile nella centralissima palestra in via Pontaccio, 13.”

La sua permanenza a Milano fu breve ma assai intensa, dipanandosi fra due eventi fondamentali per la storia d’Italia, la repressione del generale Bava Beccaris e l’assassinio di re Umberto I, che venne ucciso da un anarchico subito dopo aver parlato proprio con Draghicchio ed essersi complimentato con lui per l’ottima attività svolta come direttore del Concorso Ginnastico Nazionale di Monza.

Anche in seguito a questo evento, nel 1900 tornò a Parenzo, dove i suoi concittadini si erano adoperati per trovargli un impiego come segretario comunale e dove, nel 1901, si fece promotore della fondazione della Società Ginnastica “Forza e Valore”, di cui divenne il presidente, nata dalla trasformazione dell’Adriaco, prima società di canottaggio istriana. Questa operazione venne accolta negativamente da alcuni segmenti del ceto benestante parentino.

Scrive a questo proposito Marino Varini nel suo romanzo "Terra rossa", nel quale viene inserita la figura del “Maestro Gregorio”, corrispondente al nostro Gregorio Draghicchio:

Ma un giorno cominciarono certi malumori in paese perchè il maestro aveva proposto di fondere in un unico sodalizio la Società Sportiva e l'Adriaco, dando vita, a simiglianza di quanto aveva fatto a Milano, ad un complesso "popolare" verso il quale sarebbero affluiti tutti i giovani indistintamente. I signori arricciarono il naso, riluttanti a permettere che i loro figlioli si mischiassero con i giovani popolani, e la gente si divise in due schiere, anzi in tre: gli indifferenti - ed erano i più - i fautori dell'idea tanto buona e i contrari all'idea tanto bizzarra. Fin che si trattava di vogare, dicevano i signori, era un'altra cosa, perchè i loro figlioli e gli altri giovani si trovavano ad ore diverse nella canottiera e vogavano in armi diversi, ma la proposta d'una palestra in comune non era accettabile [...]. E, infine,quando mai si era sentito parlar di giochi ginnici e di palestre per i poveri? Non era prerogativa dei signori, questa, in tutte le città, in Italia e in Austria, come pure in Francia e in Isvizzera, in Inghilterra? Eppure al "sior" Gregorio, un giorno, riuscì di radunare nella saletta a retrobottega del caffè sulla "Riva" tutti i maggiorenti del paese[...]. Tanto fece e tanto disse che, in pochi giorni, ci si trovò ad avere a Parenzo una società ginnastica dal bellissimo nome altisonante, Forza e Valore,alla quale l'Adriaco, diventando sua sezione nautica, portava in dono i suoi vecchi e gloriosi colori sociali: il bianco e il celeste.

Il romanzo è certo assai di parte, non perdendo occasione per mettere in luce i favoritismi riservati dal governo austriaco all’elemento slavo per soverchiare l’italianità dell’Istria. Bisogna però dire che, per quanto riguarda la figura di Draghicchio, il romanzo si attiene complessivamente alla verità storica.

Purtroppo Draghicchio non riuscì a gustare a lungo questa soddisfazione: nella primavera del 1902, infatti, moriva prematuramente all’età di 51 anni. La notizia della sua improvvisa scomparsa destò vivo cordoglio non solo nei circoli sportivi alto-adriatici, ma anche in quelli di tutto il Regno d'Italia. E, per comprendere appieno la commozione che la morte di Draghicchio sortì nel suo paese natale, ricorriamo nuovamente alle parole di Marino Varini:

Il giorno del funerale tutto il paese fu in istrada, amici e nemici, chi lo aveva sorretto e seguito, e chi tanto lo aveva osteggiato per la sua balzana idea di mescolare nello sport signori e popolani, tutti a piangerlo commossi e riverenti, facendo densa spalliera al corteo

Nel 1909 gli venne intitolata la palestra sociale di Parenzo e, in suo onore, nel 1920 la “Forza e Valore” decise di assumere proprio il nome di Gregorio Draghicchio, a testimonianza di come ancora fosse profondamente sentito il legame con il suo fondatore.

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE
S. BENCO, La Società Ginnastica di Trieste 1863-1913, Trieste 1920
M. VARINI, Terra rossa, Milano 1953, pp. 152-156 e 180
A. ZANETTI-LORENZETTI, Olympia Giuliano-Dalmata, Rovigno-Trieste 2002
Gregorio Draghicchio. Un istriano a Milano, Atti del Convegno, Milano 28 novembre 2002
M. CATTARUZZA, L’Italia e il confine orientale, Bologna 2007, pp. 15-49
F. MUOLLO, Sport di genere, Napoli 2010, pp. 9-41