Relatore:
Antonio Tommasi

Dopo le vicende del 1866 e la pace fra Austria ed Ungheria, l’Impero vive una stagione di caute ma importanti aperture costituzionali. In particolare la legge del 15 novembre 1867 in materia di diritto di associazione schiude ai sudditi dell’ Impero, nuove ed insperate occasioni di aggregazione .

La seconda metà del secolo vedrà un fiorire di circoli ed associazioni di ogni genere: dai gabinetti di lettura alle filarmoniche, dai circoli culturali alle filodrammatiche di dilettanti; naturalmente fra le associazioni che vedono la luce in quegli anni quelle sportive sono le più cospicue. Sull’esempio dei “Sokol”, nati in Boemia e ben presto diffusisi in tutto il mondo slavo, anche nelle terre giuliane e istriane prendono vita società ginniche, di podismo, di ciclismo, di pugilato e, a partire dagli anni ’80, numerosissime le società di canottaggio.

Di fatto questi circoli, il più delle volte, erano il luogo ideale dove circolavano le idee, dove ci si confrontava e dove, oltre al vigore dei muscoli si rafforzavano anche le convinzioni repubblicane e liberali, ed un novello sentimento di amor patrio che si era fatto strada prepotentemente dopo la nascita del Regno d’Italia. Insomma, l’associazionismo divenne in breve il paravento dietro cui si celava, oltre all’indubbio amore per lo sport, anche la passione politica e la coscienza di identità nazionale.

Quale fosse la vera essenza di queste forme di aggregazione è sintetizzato nelle parole del telegramma inviato molti anni dopo da uno dei fondatori della S.N. Pietas Julia, invitato a presenziare alle cerimonie per il 50° di fondazione di quella società nautica:

Impossibilitato venire porga saluto canottieri Pietas Julia da noi fondata per tenere alto esercizio del remo ma soprattutto per coltivare sentimento irredentistico nostri cuori. – Avv. Pompeo Robba

Oppure la reprimenda giornalistica di fronte ai tentennamenti dei fondatori dello stesso club di fronte a certi ostacoli di carattere…finanziario:

Tornando a bomba, le difficoltà per l’attuazione del gruppo (argomento di precipua importanza), dipendono da un errore di principio dominante in città, tanto nelle fasi elettorali e nelle scelte della istruzione, quanto nel non accogliere ogni manifestazione, che serva a ribadire la natura italiana di una gran parte dei nostri concittadini

[ L’Eco di Pola-14/8/1886 ]

Che l’affermazione del sentimento nazionale fosse il uno dei motivi fondamentali del proliferare delle società sportive lo testimonia tra l’altro il fatto che molti dei soci fossero anche sostenitori di associazioni patriottiche quali la “Pro patria”, la “Lega nazionale”, l’ ”Edera”

Le autorità di polizia non ignoravano la realtà dei fatti, come si evince dal rapporto del 26 giugno 1863 al Presidio di Luogotenenza stilato dal direttore di polizia Kraus,:

...mi è stato recentemente ripetuto in via confidenziale, anche da benpensanti, che la Società in discorso (Unione Ginnastica Triestina) persegue scopi diversi da quelli apparenti e che è propriamente un club politico che col tempo, e particolarmente nel caso dello scoppio di disordini, potrebbe diventare pericolosa agli interessi del Governo.

Certo è che da parte dell’opinione pubblica (quella filo italiana naturalmente), nei confronti di queste associazioni si percepiva un clima di diffusa, benevola e complice partecipazione. Ecco cosa scriveva il giornale “L’eco del Popolo” nell’agosto del 1881:

Allorché domenica 21 Agosto dal Molo S. Carlo abbiamo veduto sfilare tutte quelle imbarcazioni dei nostri canottieri montate da vigorosi rematori, abbiamo esclamato: ecco dei giovani che non perdono il loro tempo nell’ozio e nella crapula e che qualora la patria lo richiedesse sarebbero pronti a difenderla!

Anche se, obiettivamente, non possiamo parlare di quel mondo sportivo come di società segrete o di cospiratori insurrezionalisti, resta il fatto che l’adesione ad una di queste associazioni implicava molto spesso un’inequivocabile scelta di campo, sia nazionale che politica.

In buona sostanza, l’opposizione e l’insofferenza dei circoli nautici verso l’ Imperial Regio Governo si limitava a scaramucce verbali o a sberleffi che oggi possono sembrare persino ingenui:

ad esempio il nome della Pietas Julia di Pola, le cui iniziali stampate sugli statuti diventavano P.I. per significare, nelle intenzioni dei fondatori, un criptato -Pola Italiana-. O l’Ausonia di Grado a cui veniva dato, in sfida alle restrizioni politiche, l’antico nome della penisola italica. Poteva accadere che, in occasione di feste sociali, i fuochi d’artificio “casualmente” prendessero i colori del bianco rosso e verde. Oppure il nome dato alle imbarcazioni: Caprera, Roma, Venezia, Nizzarda o addirittura Nino Bixio.

Queste trasgressioni non passavano inosservate e, da parte sua, l’autorità guardava con giustificata diffidenza a queste associazioni intervenendo quando necessario:

Su “Il Popolo Istriano” del 21/2/1903 si riporta con chiara ironia un episodio di cui, a Pola, è protagonista un funzionario di polizia, tale Vanzo,il quale

fece comparire dinnanzi al suo tribunale una distinta signorina di città, perché avanti un mese, durante il ballo dei nostri canottieri decorò i petti di alcuni ballerini con nastrini tricolori

In un’altra occasione, un armo di giovani canottieri della S.C. Nettuno di Trieste verrà processato e condannato ad una pesante multa per aver sbeffeggiato l’I.R. pilota Nicolò Brazzanovich che li aveva redarguiti per una vogata troppo vicina alla riva, presso Miramare; alle sue intimazioni prima in italiano e poi in tedesco avevano risposto con un irriverente: "Ciaveve" e poi intonando la canzone popolare in voga, “Nella Patria de Rossetti”. La bravata costò poi un processo e multe salate agli spavaldi canottieri.

Anche stampa, da parte sua non mancava, a secondo dell’ orientamento, ad enfatizzare gli episodi per denigrare i club di nazionalità avversa: a tal proposito si veda la polemica a distanza fra i quotidiani “L’Adria” del 7 maggio 1882, che cercava di mettere in risalto le doti dei club di matrice austriaca, e “ L’Eco del Popolo” del 27 maggio 1882 che li ignorava con ostentazione come se non facessero parte della realtà cittadina.

Le disposizioni emanate tentavano di porre freno ad una situazione in fermento e, per scoraggiare ogni possibilità di insubordinazione o di turbamento dell’ordine pubblico, l’autorità di polizia sorvegliava con puntiglioso ed a volte paranoico zelo ogni iniziativa:

Ogni manifestazione o adunanza doveva essere preventivamente segnalata ed approvata. Anche la partecipazione alle regate doveva essere autorizzata dagli organi di polizia, previa comunicazione dei nominativi dei singoli partecipanti. Ogni premio assegnato doveva essere presentato prima delle gare all’autorità per l’approvazione e lo stesso valeva per l’adozione o la modifica delle divise sociali.

Restava praticamente esclusa ogni partecipazione a regate all’estero (Regno d’Italia); Il Club Canottieri “Patria” di Rovigno, ad esempio, non poté mai prendere vita perché il suo atto costitutivo del 1888 prevedeva la partecipazione a regate anche fuori dai confini dello stato austriaco, quindi non ottenne l’approvazione delle autorità. La S.C. Glauco di Trieste, fu sciolta con decreto nel luglio del 1887, per aver partecipato alle Regate internazionali di Venezia "senza averne fatta debita insinuazione" alla Luogotenenza; i trasgressori furono processati condannati a consistenti multe. Il presidente della S.C. Esperia di Trieste venne invece multato per non aver ottemperato all’obbligo di esposizione della bandiera nazionale austriaca sul proprio canotto.

Il controllo poliziesco, che a volte assumeva provvedimenti ben più pesanti, non faceva che aggravare il clima di diffidenza e contrapposizione e questo contribuiva a far crescere l’insofferenza verso l’Autorità imperiale e rafforzava il sentimento irredentista.

D’altro canto è innegabile che da parte di singoli elementi più focosi non ci si limitasse solo a piccoli dispetti. Ad esempio a Pola fu scoperto e disattivato in tempo un ordigno esplosivo collocato sulla finestra della caserma di artiglieria, probabilmente attivato come gesto dimostrativo in seguito all’arresto per insubordinazione di Pompeo Robba, noto patriota. C’è poi l’episodio della perquisizione alla S.G. del 1904: a Trieste si era costituito il “Comitato di agitazione” aderente al “Comitato irredentista orientale”. Le riunioni si tenevano segretamente in una saletta della Ginnastica e si organizzavano, tra l’altro, raccolte di materiali esplosivi da utilizzare in caso di azioni violente. furono infatti rinvenute due bombe “all’ Orsini” nascoste sotto il pavimento di un locale della Ginnastica e alcune pistole negli stipetti. Ne fece le spese anche la sede dalla canottiera che fu perquisita, e posta sotto sequestro.

Nel giugno 1914, con l’attentato di Sarajevo, la situazione politica internazionale precipitò: la guerra era inevitabile e le aspirazioni irredentistiche dovettero misurarsi su un terreno ben diverso da quello sino ad allora battuto.

Appena un mese dopo, quando questa scoppiò, si ebbe la piena, rude sensazione che l’ Austria, tenuta sempre lontana dagli spiriti e per quanto possibile dai convegni, ridicolizzata dai giornali umoristici nelle sue istituzioni e nei suoi organi, era una realtà possente e imprescindibile e che l’irredentismo, della poesia dei sogni e delle schermaglie, doveva passare alla prova delle azioni.

[ C.Pagnini - M.Cecovini “I 100 anni della S.G.T.” ]

Ben presto cominciarono i richiami alle armi, ma non fu solo per questo che le canottiere si svuotarono: con provvedimento del 15.06.1915 tutte le associazioni filo italiane vennero soppresse d’autorità. Fra queste: C. N. Esperia (Pirano), C. C. Libertas (Capodistria), Club Canottieri Virtus (Muggia).; - Provv. 09.07.1915: S. C. Nettuno (TS) ; - Provv. 29 novembre 1915, S.N. Pietas Julia di Pola.

Le sedi vennero requisite o salvate con incredibili sotterfugi. In alcuni casi invece i circoli scomparvero per sempre. La sede del C.C. Libertas venne rasa al suolo; Personaggi in vista sorvegliati da tempo come Oscarre Rossi, presidente della Pietas Julia ed altri membri della direzione, subirono l’arresto e l’internamento in un campo di prigionia sino alla fine della guerra.

Molti giovani fuggirono per non essere arruolati nell’esercito austro-ungarico: ricordiamo il gruppo di giovani della “Libertas” di Capodistria che fuggirono su due barche per andare ad arruolarsi in Italia; per rappresaglia la canottiera fu distrutta dalla gendarmeria. Il 22 maggio 1915 invece il canottiere della Ginnastica Triestina, Umberto Tosoni, capovolse volontariamente il proprio skiff poco fuori le Dighe per farsi raccogliere naufrago sul piroscafo Derna che stava compiendo l’ultimo viaggio utile verso Venezia. Con questo espediente riuscì a farsi condurre in Italia per arruolarsi quale volontario.

Ricordiamo infine con le parole tratte da “I 100 anni della S.G.T.”:

Una giovane allieva della Ginnastica , buona nuotatrice , concepì l’insano disegno di raggiungere a nuoto Grado per incontrare lo zio volontario in Italia. Partì la notte del 6 ottobre 1915 dalla baia di Sistiana per la sua grande impresa e di lei non si seppe più nulla. Si chiamava Stefania Sillig ed aveva 17 anni.

Tutto questo potrà apparire poco rilevante nel panorama della grande storia, ma circoli nautici del Litorale furono la scuola dove si forgiarono le coscienze di tanti giovani; il loro contributo a preparare il terreno per l’unità del Paese è innegabile anche se ancora poco indagato e poi, si sa, la Storia è fatta anche di piccoli, oscuri episodi.

Fonti:

Alberto Zanetti Lorenzetti “Olympia giuliano Dalmata”
Cesare Pagnini-Manlio Cecovini “I 100 anni della Società Ginnastica Triestina”
Leopoldo Bari “Vinto ogni Ostacolo”
“Il Palladio” n°9 4/9/1887; “Il Popolo Istriano” 21/2/1903
“Eco di Pola” 14/8/1886; “L’eco del popolo” agosto 1882
“L’Osservatore Triestino” 18/6/1915

Archivio di Stato di Trieste:
Luogotenenza - Atti Presidiali 1912 – Busta 365e
“Fondo Esperia”
Luogotenenza – Atti Presidiali 1888 busta 131
Direzione di Polizia, Atti riservati 1904